Arrivato lo scorso 25 gennaio Salim Diakité, classe 2000, è il difensore voluto fortemente dal Palermo per  rinforzare il reparto difensivo rosanero. Nasce come difensore centrale, ma già con il Teramo è stato impiegato sulla fascia destra. Ruolo che ha continuato a mantenere anche nella  Ternana, la squadra che lo ha definitivamente lanciato come uno dei giovani più promettenti del campionato. Con l’assenza di  Lucioni, che rientrerà a marzo, non è escluso che il tecnico Corini possa spostarlo al centro.

La sua fisicità e duttilità lo rendono un difensore affidabile ed in costante miglioramento, diverse erano le società che avevano hanno messo gli occhi su Diakitè, che ha scelto Palermo perché, secondo lui, Palermo era nel suo destino:
“La mia prima partita da professionista è stata contro il Palermo, credo in Dio, credo in queste cose – ha detto durante la conferenza stampa di presentazione – Secondo me era nel mio destino. Anche quando il Palermo ha iniziato dalla D, il Palermo è il Palermo. Da avversario ho sempre pensato che il Palermo sia una squadra che può fare sempre male. Sono cresciuto moltissimo nella Ternana, mi sono trovato benissimo e ringrazio la Società e i tifosi. Ho fatto 2 anni e mezzo ed era arrivato il momento per me di fare un salto di qualità e sapevo dove volevo andare. Quando guardavo il calcio italiano e vedevo le partite del Palermo, ammiravo Dybala e Pastore che poi è venuto a giocare in Francia. Il Palermo ha avuto sempre grandi giocatori.”

Caratteristiche tecniche
“Mi piace sia il ruolo di centrale che terzino destro. Ma io gioco dove vuole il Mister, l’importante è che il Mister sa che ovunque vado so stare in campo e so fare bene il mio ruolo. Ho lavorato con tre allenatori, mi ha dato tanto Mister Lucarelli. Lui aveva fame come me, avevamo lo stesso carattere. Andreazzoli è stato un maestro, mi ha dato tanto anche lui. Ringrazio tutti e due. Breda l’ho avuto per poco tempo. Devo ancora migliorare a livello tecnico, fisicamente sto bene.”

Ringraziamenti e soprannome Ninja
“Devo ringraziare innanzitutto me stesso. Perché sono uscito da casa piccolo, ho preso un aereo e sono venuto in Italia, non era facile. Devo ringraziare la mia famiglia e gli allenatori che ho avuto in serie D ed in serie C e tutta la gente di Terni che mi hanno fatto sentire a casa. Mi sento un Ninja per il modo di giocare, con cattiveria, voglia e determinazione. Non ho parlato con Corini, non c’è bisogno di farlo, lui sa che sono un Ninja.”

Di seguito l’intervista completa