Se non è crisi, poco ci manca. Lo stop di ieri di “Marassi”, giunto dopo due prestazioni negative casalinghe contro Spezia e Lecco, vanifica tutto quanto di buono era stato creato fino a questo punto e riazzera ogni forma di vantaggio che con pazienza certosina la squadra allenata da Corini si era costruita nelle gare precedenti.

A poco serve il fatto che siano passate più di ventiquattro ore. La rabbia per la non prestazione di ieri, anzi, non si è sbollita.

La Sampdoria, squadra palesemente impaurita e non trascendentale, lo dice ampiamente la classifica, ha fatto di tutto per conquistare l’intera posta in palio con una prestazione di “cuore”. E si è capito, immediatamente. Pronti, via. Palo clamoroso di Kasami. Eppure aveva più di un motivo per affrontare la partita con timore reverenziale verso una squadra, il Palermo, che non aveva mai perso fuori dalle mura amiche. Invece, le parti si sono ribaltate, clamorosamente.

E il Palermo? Non pervenuto. Inaffidabile in tutti i suoi giocatori, tranne Pigliacelli ( e questo la dice lunga ), con gli esterni ancora una volta impalpabili ( Corini, in special modo a destra, ne ha cambiati tre a partita in corso ), atleticamente non al top e con i soliti problemi in fase di costruzione del gioco che fino ad ora avevano riguardato solo le partite casalinghe.

A poco serve avere una reazione “nervosa” come quella degli ultimi minuti. A poco serve imprecare contro l’ennesimo arbitraggio ostile e inadeguato. A poco serve rammaricarsi contro la paratissima del giovane portiere blucerchiato Stankovic sulla botta a colpo sicuro di Mancuso al 91′. Non sempre si può far festa nel recupero. Anzi, tutto questo, serve ad alimentare rimpianti e discussioni su ciò che poteva essere e non è stato.

Inutile negarlo. Un Palermo privo di fantasia, passivo e con problemi tecnico strutturali che stanno prepotentemente venendo alla luce e per i quali si richiede per l’ennesima volta al tecnico di porvi rimedio ed in fretta visto che è alle porte il recupero di mercoledi’ contro il Brescia al “Barbera” e che molto probabilmente assisteremo per l’ennesima volta ad una prestazione da parte degli avversari fatta di difesa arcigna e micidiali ripartenze.

Se da un lato gli esterni d’attacco non garantiscono movimento, restano troppo avulsi dal gioco lasciando così sola, abbandonata al suo destino l’unica punta di ruolo schierata a inizio gara . Dall’altro non si può non accorgersi del fatto che l’esterno difensivo di destra, Mateju, è palesemente in difficoltà sia nel contenere gli avversari di turno, sia nelle ripartenze. Ed è alquanto insolito che proprio dalla sua “catena” abbia inizio la costruzione del gioco. Gli avversari lo hanno capito e lo lasciano fare visto che gran parte dei palloni giocati dal nostro arrivano pochissime volte alla destinazione desiderata.

Capitolo Brunori. Per l’ennesima volta abbiamo assistito al suo girovagare alla ricerca, ovviamente inutile, di un minimo pallone giocabile. Il buon Matteo ha così cercato, invano, di procurarsi qualche spunto ma, ovviamente, è finito per l’ennesima volta con l’essere fagocitato dalla difesa avversaria, in questo caso la coppia doriana Gonzalez-Ghilardi.

La punta rosanero non può fare pentole e coperchi, ha bisogno di essere adeguatamente supportata e spalleggiata. Prova ne sia che negli ultimi minuti, con in campo Mancuso e Soleri, le cose sono cambiate, anche se tardivamente.

Sembra che il Palermo sia tornato di botto, il brutto anatroccolo dello scorso anno. Incapace di un gioco fluido e determinato tra le mura amiche, poco concreto sotto porta, debole contro le squadre deboli, come in attesa di un gol che si pensa, sbagliando, che prima o poi arriverà.

E’ inevitabile, che in tutto questo bailamme, il primo pensiero vada alla guida tecnica. La proprietà si è ampiamente e da tempo schierata dalla parte dell’allenatore ma non si può continuare a perdere tempo. Bisogna trovare, ed in fretta, i rimedi. Le due partite interne contro Brescia e Cittadella, bussano alle porte e saranno la prova del nove.

Ci auguriamo due vittorie, figlie del buon gioco e di una ritrovata forza morale e tecnica. Al resto, almeno fino a domenica sera, ci rifiutiamo di pensare. Ma è ovvio che, in quel caso, la Società sarà tenuta a dare delle risposte ben precise alle migliaia di tifosi che seguono il Palermo in ogni angolo dello stivale, sia in casa che in trasferta. Disperdere questo patrimonio, oltre che autolesionistico, sarebbe assai grave.