Si è tenuta venerdì 16 maggio 2025, nella cornice dell’Hotel San Paolo Palace di Palermo, un’assemblea straordinaria promossa da ANCI Sicilia dal titolo emblematico: “La Sicilia cresce se si salvano i Comuni”. Un incontro che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali di rilievo, sindaci provenienti da ogni angolo dell’isola, prefetti, membri del Governo regionale e della Corte dei Conti, uniti dalla consapevolezza che la crisi dei Comuni siciliani non è più solo una questione amministrativa, ma una vera e propria emergenza democratica.

Nel cuore del dibattito è emersa con forza la voce del sindaco di Blufi e consigliere regionale di ANCI Sicilia, Lillo Puleo, che con lucidità e passione ha sintetizzato il pensiero di tanti amministratori locali, andando dritto al punto:
“Ho condiviso ogni singola parola e ogni riflessione espressa oggi – ha dichiarato il sindaco di Blufi, Lillo Puleo –. Finalmente, tutte le istituzioni presenti hanno riconosciuto il ruolo fondamentale dei Comuni e concordato sul fatto che il Sud Italia, e in particolare la Sicilia, necessitano oggi di un’attenzione straordinaria da parte dello Stato”.

Secondo Puleo, il “caso Sicilia” va affrontato in modo specifico e urgente.
“La Sicilia potrà risollevarsi soltanto se si risolleveranno i suoi Comuni. L’Isola vive una condizione di doppia povertà: da un lato l’impoverimento delle risorse umane ed economiche a danno degli enti locali e dei territori, che ha compromesso la sicurezza e la qualità dei servizi; dall’altro, la povertà economica vera e propria, che colpisce migliaia di famiglie siciliane, incapaci ormai da anni di soddisfare i propri bisogni primari”.

Da qui l’appello del sindaco Puleo:
“Occorre un vero e proprio Piano Marshall per la Sicilia, che da un lato rafforzi immediatamente le capacità finanziarie e le risorse umane degli enti locali e, dall’altro, restituisca fiducia all’imprenditoria dell’Isola. Penso, ad esempio, all’istituzione di una zona franca estesa a tutto il territorio siciliano per almeno un decennio, o comunque fino a quando non si registreranno i primi segnali concreti di ripresa economica.

Puleo ha concluso con una proposta netta:
“Per fare tutto questo, servono ingenti risorse economiche. Forse è arrivato il momento di iniziare a tassare i ricchi e ridistribuire in modo equo la ricchezza. È sconvolgente pensare che 8 o 10 persone nel mondo detengano da sole metà della ricchezza globale. Le classi dirigenti di questo Paese hanno il dovere morale di ristabilire equità e uguaglianza, non solo tra i cittadini, ma anche tra gli enti territoriali. Ridare fiducia ai cittadini – ha concluso – significa ripartire dai Comuni. Questa è la missione che ogni governante, a prescindere dal ruolo, deve inserire nella propria agenda politica. Solo così potremo restituire dignità a chi ha scelto di investire la propria vita in questa straordinaria e unica nazione che è l’Italia.”

Tra i presenti, il presidente nazionale dell’ANCI, Gaetano Manfredi, che ha sottolineato la necessità di superare una narrazione tossica sul Mezzogiorno e ha invocato l’istituzione di un “Tavolo Sicilia” a livello nazionale. Il prefetto di Palermo, Massimo Mariani, ha ribadito l’importanza vitale dei Comuni come pilastri della democrazia. L’assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Messina, ha garantito la vicinanza del Governo regionale alle amministrazioni locali, riconoscendo le enormi difficoltà organizzative e finanziarie in cui versano. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha posto l’accento sull’urgenza di coinvolgere i giovani nelle istituzioni locali, definendo i Comuni “cuore pulsante delle comunità”.

Un quadro allarmante è stato tracciato dal segretario generale di ANCI Sicilia, Mario Emanuele Alvano, che ha parlato di una “triplice emergenza: finanziaria, organizzativa e normativa”, mentre il presidente Paolo Amenta ha snocciolato numeri impietosi: 179 Comuni commissariati su 391, ovvero quasi la metà dell’intera regione.

Un’assemblea che, pur nella sua compostezza formale, ha avuto il tono di un grido collettivo: salvare i Comuni siciliani non è più una proposta, è una necessità. E la Sicilia non può più aspettare.