Ha del clamoroso e paradossale quanto accaduto con l’ultima direttiva europea a protezione della privacy digitale , che entrata in vigore negli Stati membri, ha avuto un effetto collaterale decisamente negativo: ha infatti portato Facebook a disattivare una serie di funzionalità di intelligenza artificiale che permettevano al social network di Zuckemberg controllare pagine e messaggi privati per scovare materiale pedopornografico e stanare chi lo condivideva.

Lo spegnimento di tali  sistemi di controllo riguarda i soli Paesi dell’Unione e in realtà non era per niente imprevisto: da mesi era infatti risaputo che le normative erano in contrasto con alcune funzioni del social pensate per tenetre sotto controllo i contenuti.

La direttiva in questione è la 1972 del 2018, o Codice Europeo per le Comunicazioni Elettroniche, e comprende numerose norme che coprono anche il tema della privacy online e di quel che è permesso  fare alle aziende con i dati degli utenti.

Approvata ormai 2 anni fa, la direttiva doveva essere recepita entro il 21 dicembre di quest’anno — motivo per cui Facebook si è mossa solo in queste settimane per adeguarvisi.

Nelle ultime settimane agli utenti europei di Messenger e Instagram era infatti stata inviata una notifica che li avvisava della perdita di alcune funzionalità all’interno delle stesse app.

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