L’accudimento degli animali randagi e delle colonie feline rientra tra le cause di necessità nel decreto che regola gli spostamenti? Questa è una delle tante domande che i volontari animalisti e molti cittadini si stanno ponendo in questi giorni di emergenza Covid-19. “In seguito alle limitazioni sulle movimentazioni dei cittadini – segnala Giulia Petrucci, legale rappresentante dell’organizzazione di volontariato AnimAnimalista – l’accudimento degli animali vaganti e delle colonie feline, anche quelle non registrate, non viene espressamente menzionato nel decreto, malgrado sia sottinteso che, come spiega il sito della Lav (Lega Anti Vivisezione) per motivi di necessità e di salute, è fondamentale sfamare e curare gli animali”. Ma in mancanza di una disposizione messa nero su bianco, alcuni cittadini non si muovono da casa, per evitare di incappare in sanzioni. “Non si può dare libera interpretazione al decreto – dice ancora Petrucci – occorre chiarezza, anche per chi ha il compito di fare i controlli. Molti animali sono già stremati e affamati, alcuni anche in fin di vita. Quello che chiediamo è che le voci “accudimento” e “mantenimento” di animali personali (a volte ospiti presso residenze secondarie) e di animali vaganti in territorio, vengano espressamente menzionate nei decreti in vigore. Proibire tale attività, indispensabile al benessere degli animali tutti, induce la gente a macchiarsi del reato di cattiva gestione, maltrattamento ed anche eventuale uccisione di animali, contemplato dall’articolo 544 bis del codice penale”. A farsi portavoce all’Assemblea Regionale Siciliana di tali segnalazioni è Giovanni Giacobbe, consulente della commissione straordinaria Randagismo all’Ars: “Ho già mandato al presidente della commissione parlamentare, Tommaso Calderone, una richiesta per fare chiarezza e discernimento sull’argomento – dichiara – Seguirà un’ interlocuzione con l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. Sono arrivate anche a noi domande e segnalazioni da volontari che si chiedono se possono continuare ad occuparsi dei cani e dei gatti randagi della città, come hanno sempre fatto. Deve essere messo per iscritto e lo comprendo ma è fuor di dubbio, a mio avviso, che si debba continuare a dare sostentamento agli animali randagi. Il contrario provocherebbe un turbamento degli equilibri che, grazie al lavoro straordinario dei volontari, si è creato finora. I cani affamati andrebbero in giro per i cassonetti, si riunirebbero in branchi e potrebbero scatenare la loro aggressività. La morte di un animale in strada – aggiunge Giacobbe – creerebbe ulteriori problemi di carattere igienico-sanitario e il bisogno di cibo un rischio per l’incolumità pubblica. Bisogna continuare a fare quello che si è fatto finora. Gli ambulatori veterinari, non a caso, sono rimasti aperti. Una sentenza della Cassazione, numero 22579 del 23 maggio 2019, ricorda che il maltrattamento e l’omissione delle cure degli animali sono reato penale. Concordo sul fatto che la norma in generale, e questo decreto in particolare, deve essere chiara e non deve lasciare spazio ad interpretazioni. Mi farò portavoce delle tante richieste di delucidazioni in modo tale che la cittadinanza sappia cosa fare”.

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