Se chiudiamo gli occhi e pensiamo alla parola: “Opera Lirica”, inevitabilmente la nostra immaginazione inizia a rivestirsi di drappi rosso porpora, comode sedute di morbido velluto e ampi spazi circolari contornati da bassorilievi e colonne barocche che sorreggono sontuosi palchetti, ove aristocratici accompagnati da giovani lacchè e dame in corsetto, sfoggiano tutta la loro classe e nobiltà. In effetti con la mente, non siamo molto distanti, riguardo la nascita e le origini dell’opera lirica. Infatti, è tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, che in Italia, un gruppo di artisti, che si faceva chiamare “Camerata de’ Bardi”, diede vita al nuovo genere che tutti conosciamo come melodramma. Nacquero così le prime opere liriche, che venivano rappresentate solo nei palazzi reali, dove all’ interno, spesso, vi era un teatro. Infine, nel 1637 a Venezia, fu aperto il primo teatro pubblico, in cui tutti potevano andare ad assistere agli spettacoli e l’opera cominciò a diventare popolare; così, con il corso del tempo ottenne sempre maggiori successi e si diffuse in tutta Europa, dall’ Italia alla Francia, dalla Germania fino alla Russia, con modalità e caratteristiche diverse. Nonostante la sua immensa diffusione e divulgazione, spesso, ancora oggi l’Opera Lirica resta relegata e circoscritta in teatri, dai maestosi palchi, come se potesse essere esclusivamente percepita, da una platea quasi totalmente elitaria. Per tale ragione, Oscar Pizzo, ex direttore artistico, del Teatro Massimo e Fabio Cherstich, scenografo e regista, hanno l’idea, di far divenire l’Opera itinerante. Se i grandi teatri non sono per tutti, lo è sicuramente quel che si consuma al suo interno: l’arte! L’opera esce dal teatro e raggiunge i quartieri! Realizzano ciò con un camion intitolando appunto tale progetto: “ Opera Camion”. Successivamente l’Opera-Camion, viene trasformata in Opera-City, e il Sovrintendente, Francesco Giambrone, ha l’intuizione di portarla presso il quartiere, Danisinni. Oscar Pizzo infine, grazie alla squadra di lavoro composta da: Fabio Cherstich, Gianluigi Toccafondo, Marco Canzoneri e Manlio Messina  riesce a  far decollare quel progetto che oggi, è giunto alla seconda edizione. La scelta di mettere in scena OperaCity nel quartiere Danisinni, non è  stata affatto casuale. La lunga storia di questo quartiere, sempre percepito dalla popolazione palermitana come “Paese nella Città”, ed il lungo e costante lavoro con le comunità locali, ha permesso un’integrazione totale, con lo stesso luogo e i suoi abitanti, che hanno spalancato il quartiere “all’invasione”. Infatti, dalla prossima edizione lo stesso quartiere, diverrà il centro di produzione dal quale, il Teatro Massimo porterà l’opera in altri luoghi della città, ripristinando, così, il progetto originario di Opera Camion, rivisto e arricchito dal Coro di Danisinni. L’anno scorso l’opera rappresentata è stata: L’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti. Siamo nel cuore del quartiere Danisinni, dove Frate Mauro insieme alla sua comunità è riuscito a recuperare una vasta area in totale abbandono facendola diventare una Fattoria, che ospita il Circo “Chapitò” e tantissimi progetti socio-artistico-culturali. Sono le 19:00 circa e nonostante il sole è già calato, il caldo palermitano non tende minimamente a placarsi, ma questo non ferma le centinaia di persone accorse per assistere a: “La Cenerentola”; opera scritta da Gioachino Rossini nel 1817 e rappresentata per la prima volta al Teatro Valle di Roma. Il palco, nella medesima forma di un container, sottostante la Kids Orchestra del Teatro Massimo, con il Grande Organico, è composto da settanta elementi. Il sipario, è ancora chiuso, ma cattura e risucchia lo sguardo degli spettatori, sembra un manifesto gigante. Infatti, come del resto il fondale, ed ogni oggetto di scena, è stato interamente dipinto dalla mano dell’artista, illustratore e animatore: Gianluigi Toccafondo. Grossi caratteri neri per il titolo, una scarpetta verdastra dentro un cerchio bianco, il tutto in uno sfondo rosa che ti cattura. Un rosa in cui perdersi è ancestrale, un rosa che sa di Palermo, di bellezza e sofferenza, un rosa che sa di donna e amore, di invidia e cattiveria proprio come l’opera che sta per andare in scena: La Cenerentola di Danisinni. Finalmente entra il Maestro, la sua bacchetta inizia a ricamare l’aria, gli strumenti eseguono, iniziando a tessere il respiro della scena, che adesso ha spalancato il sipario rivelandone i segreti del suo interno. Un giocoso dramma grottesco, scandito dalle voci dei cantanti  e da un coro creato, quasi completamente, dagli stessi abitanti del quartiere Danisinni. Una scena resa viva dal gioco magistrale dei crescendo, dei terzetti e dei duetti delle parti, dei sentimenti, degli imbrogli e delle menzogne resa anche con dei toni e delle sfumature dark, a partire dall’ abito e dall’ acconciatura della Cenerentola stessa, fino alla grottesca e quasi sepolcrale figura di Alidoro. In scena le voci di: Marta Pluda nel ruolo di Cenerentola, Dario Pometti nel ruolo di Don Ramiro, Francesco Vultaggio nel ruolo di Dandini, Giuseppe Esposito nel ruolo di Don Magnifico, Giulia Mazzola nel ruolo di Clorinda, Lorena Scarlata nel ruolo di Tisbe; e l’attrice Valeria Almerighi nel ruolo di Alidoro.

Circa due ore di puro canto e recitazione, nella favolistica cornice della Fattoria di Danisinni.  Il pubblico in piedi applaude per parecchi minuti.

La Cenerentola di Danisinni, è stata rappresentata dal 15 al 17 settembre 2019, presso la Fattoria di Danisinni.

Dal dramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti

Musica di Gioachino Rossini

Direttore Michele De Luca

Ideazione e regia Fabio Cherstich

Scene e costumi Gianluigi Toccafondo

Regista collaboratore Marco Canzoneri

Massimo Kids Orchestra

Coro di Danisinni

Maestro del Coro: Manlio Messina.

 

 

 

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