Il 6 giugno 2025, al San Paolo Palace, nel grande salone acceso a festa, si è svolta la “Festa Rosanero”, un evento che ha riunito i protagonisti di un’epoca lontana, ma mai dimenticata: quella della rinascita del Palermo Calcio nella stagione 1987/88.
Sul palco, presentati da Roberto Gueli e Roberta Giuffrè, si sono alternati i calciatori di quella stagione trionfale in Serie C2, culminata con la promozione in C1 dopo un primo posto incontrastato nel Girone D. A guidarli allora, e simbolicamente anche oggi, c’era mister Pino Caramanno, il condottiero di una squadra che è entrata di diritto nella storia del Palermo calcio.
Tra i volti ritrovati c’erano quelli di Rocco Macrì, Domenico Di Carlo, Santino Nuccio, Maurizio D’Este, Giampiero Pocetta, Giorgio Carrera, Pietro De Sensi, Francesco Sampino, Angelo Cracchiolo, Pietro Pappalardo, Massimo Bigotto, Daniele Marsan, Adolfo Restuccia, Mariano Marchetti, Claudio Casale, Sossio Perfetto, Angelo Conticelli, Antonio Carucci, e Roberto Matracia, figlio dell’indimenticato dottor Salvatore Matracia. Presenti anche le famiglie di Tonino Cerro e Nicola Massei.
L’evento, ideato e fortemente voluto dal giornalista Roberto Pedivellano, vero archivio vivente del Palermo Calcio, ha unito la memoria sportiva ad un nobile scopo: l’intero ricavato sarà infatti devoluto all’associazione Ali per Volare di Rino Martinez, attiva da molti anni in Congo per aiutare i bambini malnutriti e le donne in gravidanza.
Sul palco si sono alternati i protagonisti di quella storica squadra. Non solo parole, ma anche musica. Il capitano di allora, Giorgio Carretta, ha fatto cantare tutti con “Io Vagabondo”. Maurizio D’Este, invece, ha intonato una sua versione di “Romagna mia”, diventata per l’occasione “Palermo mia”. Il momento toccante è arrivato con Rocco Macrì e la sua interpretazione di “My Way”, che ha commosso il pubblico.
Non potevano mancare i giornalisti che narrarono quei giorni gloriosi: Guido Monastra e Massimo Norrito, insieme all’ex addetto stampa del Palermo Franco Scaturro. Presenti anche gli storici magazzinieri e l’ex presidente Liborio Polizzi, la cui figura è rimasta impressa nei cuori dei tifosi.
Il tuffo nel passato è proseguito con la proiezione di vecchi filmati: gol, esultanze e sorrisi di chi dava tutto per la maglia rosanero. Ma anche aneddoti e storie mai raccontate, come quelle condivise da Mimmo Di Carlo, rimasto profondamente legato ai compagni e alla città.
“Palermo è un sogno – ha detto Di Carlo – Resta nel cuore perché ti fa sentire un giocatore di Serie A a prescindere dalla categoria. Conta il cuore, la passione. In campo si va per combattere per 95 minuti, e il palermitano questo lo capisce. Ancora oggi i tifosi riconoscono il valore di quella squadra, quello che ha fatto, perché stravincere in quel modo non era facile. Tra i miei ricordi più belli c’è l’amichevole con l’Atletico Mineiro. Alla Favorita c’erano 40.000 spettatori. Ma di cosa stiamo parlando? Il nostro era un gruppo molto unito, grazie al nostro condottiero, Mister Caramanno. Quando scendevamo in campo le nostre motivazioni non erano mille, erano 1 milione, non c’era bisogno di motivare, ci motivava la gente e le vittorie crearono fiducia ed un legame molto forte tra di noi.”
Anche Maurizio D’Este ha parlato con il cuore in mano, senza riserve:
“Palermo mi è rimasta nel cuore. Ho vissuto la città in tutto e per tutto. Il mio rapporto con i tifosi è stato, ed è ancora, straordinario. Oggi manca quell’attaccamento che avevamo noi. A quei tempi c’era più passione, più partecipazione. Chi viene a Palermo deve essere onorato di indossare la maglia rosanero. Non ho avuto la possibilità di rimanere, però il mio cuore è rimasto qui. A chi dice che a Palermo c’è pressione io rispondo che deve esserci pressione perché senza pressione non c’è calcio. Dobbiamo amare questa città e questa maglia e chi non è pronto a indossarla è meglio che rimanga a casa. Non so quando, ma sono sicuro che il Palermo tornerà in Serie A.”
Liborio Polizzi ha sottolineato come, a quei tempi, il Palermo fosse molto più di una squadra di calcio:
“Eravamo un tutt’uno: società, squadra, città. Vivevamo tra la gente, partecipavamo alla quotidianità dei palermitani, dagli ospedali alle trasmissioni televisive. Non esisteva distanza, solo un senso profondo di appartenenza. Rivedere oggi quei volti, anche segnati dal tempo, è stata una felicità immensa. Il ricordo più bello come presidente del Palermo sono gli anni trascorsi assieme a Giovanni Ferrara, ai tantissimi giocatori che sono transitati. Ma forse il ricordo più bello lo sto vivendo ora, sono stato accolto con affetto. E questo non può che emozionarmi, quasi commuovermi. Ora da semplice tifoso, dico con convinzione che raggiungeremo l’obiettivo. Perché Palermo lo merita. Forza Palermo.”
È stata una serata carica di emozioni, fatta di ricordi, di abbracci, e di quella nostalgia dolce che ti prende quando ripensi a un calcio che non c’è più. Un tuffo nell’anima più autentica del popolo rosanero, ed ha regalato ai tifosi l’emozione di riabbracciare chi quella maglia l’ha sudata, onorata e amata. Al San Paolo Palace non si è solo celebrato un passato glorioso, si è rinnovata una promessa. Perché la storia del Palermo è fatta di appartenenza, sacrificio e amore viscerale. E come i suoi colori, il rosa e il nero, non sbiadirà mai.