Tutto ebbe inizio 125 anni fa. Era il 1° novembre 1900 quando, nel cuore di una Palermo viva, cosmopolita e intrisa di mare, nacque l’Anglo Palermitan Athletic & Foot Ball Club. Un gruppo di appassionati, affascinati dal calcio inglese, decise di portare quel gioco nuovo sulle nostre terre, in una città che allora cominciava appena a scoprire sé stessa nel Novecento che avanzava.

Le prime maglie erano rosse e blu, i colori dell’Union Jack. Poi, nel 1907, arrivò la vera rivelazione, il rosa e il nero, dolcezza e forza, vita e dolore, un contrasto che racconta l’anima stessa di Palermo.

Immaginate quella città di inizio secolo, i porti animati dagli inglesi, i cantieri navali, la brezza del mare che arrivava fino ai campi polverosi dove qualcuno, con un pallone tra i piedi, dava inizio a una leggenda. E in quella leggenda, già nel 1901, c’è un primo capitolo da tramandare, un Palermo–Messina che terminò 3-2. Non era solo una partita. Era una sfida tra città, una dichiarazione d’amore al calcio e alla Sicilia intera che cominciava a emozionarsi per quei colori.

Gli anni passarono, e con loro arrivarono le guerre, i cambi di nome, le difficoltà economiche. Ma il Palermo resisteva. Con la sua aquila fiera sul petto e la città nel cuore, la squadra conquistò negli anni ’30 la prima promozione in Serie A. Da allora, ogni generazione di palermitani ha trovato in quella maglia un pezzo di sé, un modo per sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Poi venne l’uomo che avrebbe segnato un’epoca, Renzo Barbera. Un signore vero, elegante, appassionato, capace di trasformare la squadra in un simbolo di dignità e sogno. Negli anni Settanta portò il Palermo a due finali di Coppa Italia, nel ’74 e nel ’79. Due finali perdute, sì, ma mai dimenticate. Perché quel Palermo aveva fatto scattare qualcosa, la certezza che questa città potesse sognare, e farlo in grande.

E così arriviamo all’era che tutti ricordano con nostalgia e orgoglio, quella di Maurizio Zamparini. Quando nel 2002 l’imprenditore friulano prese le redini del club, il Palermo cambiò volto. Zamparini investì, costruì, credeva davvero nel potenziale di questa città. In due anni riportò la squadra in Serie A, e da lì in Europa.

Furono anni di stelle, di entusiasmo, di stadio pieno e cuore gonfio. Sfilavano nomi che ancora oggi fanno brillare gli occhi ai tifosi, Luca Toni, Corini, Zauli, Cavani, Miccoli, Ilicic, Pastore, Dybala. Era un Palermo che faceva innamorare, rispettato in tutta Italia, capace di regalare emozioni vere, battaglie memorabili, e gol che ancora oggi fanno venire i brividi solo a ricordarli.

Ma ogni salita ha il suo prezzo. Dopo le luci, arrivarono le ombre. Le difficoltà gestionali, le pressioni, e infine il baratro: il fallimento del 2019.

Un colpo durissimo, arrivato quando la società non era più nelle mani di Maurizio Zamparini, ma era stata ceduta ai fratelli Tuttolomondo, attraverso la Arkus Network, con promesse di rilancio e investimenti mai mantenute. Quelle stesse promesse che si sarebbero trasformate presto in accuse, i Tuttolomondo finirono infatti arrestati per bancarotta fraudolenta.

Il 24 giugno 2019, il Tribunale dichiarò ufficialmente la fine della vecchia società. Era la chiusura di un ciclo, e con essa, la ferita più profonda del popolo rosanero. Ma, Palermo, si sa, non muore mai. Da quelle ceneri nacque la rinascita. Dario Mirri, palermitano fino al midollo, prese in mano la squadra e la rifondò dalla Serie D, stagione 2019-2020. Fu una ripartenza fatta di umiltà e coraggio, con uno stadio che tornò a riempirsi come ai vecchi tempi, ventimila persone contro il San Tommaso, ventimila cuori che non avevano mai smesso di credere.

Poi è arrivato un nuovo capitolo, scritto nel segno del futuro, nel 2022 l’ingresso del City Football Group, il colosso mondiale del calcio. Palermo entra in una dimensione internazionale, ma senza perdere la propria anima. Lo dimostra il nuovo centro sportivo di Torretta, la Palermo City Football Academy, un investimento concreto per crescere e sognare ancora.

E oggi, 1° novembre, il Palermo festeggia i suoi 125 anni in occasione della sfida contro il Pescara. Ma questa non è solo una partita. È una celebrazione. Da giorni la città si è tinta di rosa con la “Pink Week”, tra mostre fotografiche, eventi, luci e sorrisi. Palermo festeggia sé stessa, la propria storia, la propria gente.

Perché essere tifosi del Palermo non è solo seguire una squadra. È un modo di essere, un’identità. Dire “sono rosanero” significa dire “sono di Palermo”, significa appartenenza, orgoglio, amore.

Quante storie sono nate sotto questi colori, quante amicizie, quante lacrime e abbracci. Il Palermo cambia categoria, cambia proprietà, cambia allenatore, ma una cosa non cambierà mai, il cuore di chi lo ama. Perché si può cambiare tutto, ma non il colore del cuore. E il nostro, da 125 anni, batte solo in rosa e nero.