Nel decimo giorno di ritiro a Châtillon, Filippo Ranocchia si è presentato in conferenza stampa con la voglia di voltare pagina. Reduce da una stagione deludente, ben lontana dalle aspettative personali e tecniche, il centrocampista ha raccontato come sta affrontando questa nuova stagione, con l’obiettivo dichiarato di rilanciarsi.
Il Palermo che verrà. Ritiro, gruppo e riscatto
“È un Palermo che ha molto entusiasmo, che lavora tanto, perché a differenza di annate scorse, c’è molta più mole di lavoro. Stiamo facendo tanto lavoro, sia con palla che senza, e credo si stia creando un bel gruppo, con un bel entusiasmo, con tanta voglia di lavorare e di dimostrare.
La scorsa stagione la giudico sicuramente non all’altezza delle mie aspettative, perché ci sono stati molti alti e bassi, sia a livello personale che, chiaramente, di squadra. Siamo qui, come ho detto, per lavorare, ripartire e cercare di dimostrare che quello che è successo l’anno scorso non rispecchia il nostro reale valore, né il mio personale. Il gol allo Spezia l’ho rivisto un po’ di volte, ma, vedendo com’è andata la partita, poi non l’ho più riguardato. Sì, è stato un bel gol, ma purtroppo è stato l’unico. “
Autocritica e obiettivi
“È mancata la costanza, sia durante la stagione che all’interno di alcune partite. È un obiettivo che mi ero già posto l’anno scorso, ma che diventa ancora più centrale per questa stagione. Voglio essere più costante e presente nei 90 minuti, prendendomi meno pause. Quando sono arrivato avevo segnato quattro gol e avevo compiti tattici diversi, perché giocavo in ruoli differenti rispetto all’anno scorso. Però, come ho sempre detto, il gol è qualcosa che cerco, anche se lo scorso anno non l’ho trovato. Continuerò comunque a cercarlo, indipendentemente dal ruolo in cui giocherò.”
Ruolo in campo e adattamento tattico
“In questo momento stiamo provando più soluzioni. Sto giocando sia da regista che in un centrocampo a due, sempre comunque in posizione centrale, che è il ruolo in cui ho giocato più spesso. L’unica esperienza un po’ più avanzata l’ho avuta nei primi sei mesi dopo il mio arrivo.
Credo che il mio ruolo naturale sia quello del centrocampista di costruzione. Quanto alla posizione più offensiva, sicuramente potrei adattarmi, ma mi sento più un centrocampista a tutto tondo piuttosto che uno esclusivamente offensivo.”
Inzaghi, il mister dentro e fuori dal campo
“Siamo complici, anche perché ci fa lavorare tanto e cerca di creare entusiasmo per rendere questo lavoro un po’ meno pesante dal punto di vista mentale. Da quando è arrivato ha subito cercato di creare un gruppo molto unito, perché, come sappiamo tutti, può fare la differenza a lungo termine. Stiamo cercando anche noi di migliorare sotto questo aspetto. Sicuramente è un allenatore che punta molto su questo.”
Gyasi e Augello
“Sono due giocatori che si stanno inserendo benissimo, anche perché ci conosciamo un po’ tutti, avendo anche giocato contro. Sono già molto integrati nel gruppo e sono chiaramente di grande livello, avendo sempre giocato in Serie A. Si vede subito la loro qualità e ci daranno sicuramente una grande mano.”
Il significato simbolico di spostare la porta
“Di solito in alcune squadre lo fa lo staff, piuttosto che i giocatori, però noi la spostiamo sempre prima delle partite. Chi perde alla fine della partita la rimette a posto. È un gesto che può sembrare banale, ma fa capire cosa vuole il mister, andare tutti insieme nella stessa direzione, facendo piccoli sforzi e sacrifici per raggiungere un obiettivo comune.”
Di seguito il video della conferenza: