Poco più di 180 minuti per decidere una stagione. Alla vigilia del primo round tra Padova e Palermo, in programma allo Stadio Euganeo di Padova, sale la febbre rosanero in città e non solo. Circa 3.000 tifosi provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa si ritroveranno domani sera alle 21:00 nell’impianto sportivo patavino per incitare i ragazzi di Silvio Baldini. Il sogno è ad un passo. C’è da percorrere ancora l’ultimo miglio e non sarà facile, ma il Palermo, sul quale nessuno avrebbe mai scommesso ad inizio stagione, sa di potersela giocare alla pari con la squadra allenata da Oddo.

“So solo che questa è un’occasione da non perdere – ha confessato Baldini durante la conferenza stampa della vigilia. Nella vita capitano certe emozioni legate alle cose che più ami e quindi al tuo mestiere e non giocarsela per quello che tu credi di valere, sarebbe un’occasione persa che nessuno potrà restituire. Sono contentissimo di giocare questa partita contro una squadra forte. La nostra voglia di stupire ed il nostro entusiasmo non può fermarsi al pensiero degli avversari. Dobbiamo giocare la nostra partita a carte scoperte, senza nessuna remora reverenziale. Dobbiamo esprimere chi siamo. Avremo 180 minuti a disposizione, i miei giocatori dovranno cercare la felicità in quello che fanno, senza la paura di non poter realizzare il sogno. Da domenica sera sto vivendo come se avessi già vinto, anche se so che a volte la vita può darti un altro conto. Ma non mi importa, sono abituato ad avere un altro conto. Penso che domenica sera il Palermo vincerà perché questo è il mio modo di pensare, non perché io non rispetti i miei avversari, anzi! Pensando a loro, mi impegno sempre di più. Durante Questa settimana ci siamo allenati per dare di più e per scaricare questa attesa. Dobbiamo giocare con grande fiducia e con la consapevolezza di avere raggiunto un grande traguardo. Anche questa tosse che mi viene ogni volta che vengo in conferenza è tutta l’adrenalina che ho in circolo.

Floriano, Accardi, Dall’Oglio, Soleri
“Sia Floriano che Accardi stanno bene entrambi, ma chi giocherà lo decide sempre il campo. Stasera faremo la rifinitura a livello informativo. Ma so cosa mi possono dare questi ragazzi e su quali equilibri è fondata la squadra, ho le idee molte chiare. L’importante è trasmettere ai ragazzi che sono degli eroi, devono avere solo il coraggio. Siamo arrivati fino a questo punto allenandoci con il pensiero che se avessimo voluto fare qualcosa di importante saremmo dovuti andare oltre il risultato ed oltre all’allenamento. Sono contentissimo, in questo periodo non hanno cercato di gestire la fatica, anzi hanno lavorato di più. E questa è la cosa più bella che, come allenatore, ho provato. Per me non esistono le gerarchie, ci sono giocatori che danno di più, altri che danno di meno. Dall’Oglio è un grande calciatore che non c’entra niente con la Lega Pro. Ma vedendo i progressi di chi gioca nello stesso ruolo, valuto obiettivamente. Damiani in questo ultimo periodo ha tirato fuori quello che veramente vale e quindi ha deciso il campo. Ho sempre valutato in base a quello che vedo durante l’allenamento. L’importante è non sbagliare, in questo momento sono tutti in palla ed in forma. Soleri è un ragazzo straordinario ed onesto. Non pensa assolutamente di essere in prestito dal Padova. Si è impegnato come sempre e sono sicurissimo darà il 1000 per 1000 per la nostra causa e non si farà condizionare.

Padova
“Abbiamo sempre incontrato sempre squadre molto brave e competitive, ad iniziare dal Monopoli. Ho sempre detto ai miei ragazzi che è più importante avere partite difficili che ci permettono di migliorare che una facile dove si vince senza fare progressi. Il Padova fa parte di queste squadre di alto livello. Noi ce la giocheremo senza avere il pensiero del risultato, ma pensando solo alla prestazione. Non ho nessuna paura, né condizionamento. Non è per fare il gradasso. Ho grande rispetto per il Padova, se siamo arrivati fin qui l’abbiamo meritato entrambi, però me la voglio giocare senza pensare al risultato, ma pensando a fare le cose giuste. Non penso ai pronostici degli addetti ai lavori, non perché non mi interessa, ma perché non aiuta me e io non posso aiutare la squadra. Ho studiato bene il Padova, l’ho visto bene. Ha tutte le caratteristiche di una squadra forte, come tutti gli avversari che abbiamo incontrato finora, Tutti potevano farci male, in qualsiasi momento, noi ce la siamo giocata con tutti e lo faremo anche con il Padova. Poi se il campo dirà che loro sono più bravi di noi, accetterò il verdetto. Ma come ho detto ai ragazzi io voglio vivere queste due settimane come se avessimo già vinto, non perché sono un presuntuoso, ma perché abbiamo fatto un percorso che ci ha portati a superare tante difficoltà, anche in questi play off. La cosa più importante è non avere nessun rimpianto. Voglio che i miei giocatori scendano in campo convinti che noi siamo i più bravi, convinti che noi vinceremo, convinti che nessuna difficoltà ci può fermare. Non c’è presunzione, ma questa settimana loro hanno voluto lavorare molto di più perché hanno capito che nel lavoro c’è la crescita. Anche gli avversari hanno due gambe e due braccia come noi, non vengono da Marte. Senza mancare di rispetto a nessuno, dobbiamo avere la certezza che noi siamo più forti.”

Un sogno chiamato “Palermo”
“Quando il 23 dicembre sono stato contattato e poi il 24 ho firmato, sapevo che il destino mi aveva dato una possibilità dopo 18 anni. Ero molto curioso di vedere come me la sarei giocata. Sapevo che l’unica cosa che volevo era arrivare fin qui, fino alla fine e vincere. Il destino mi aveva regalato la possibilità di credere che quando c’è la magia, il vento che ti accarezza e non vedi e sai che quello che cerchi c’è, in quel momento ho messo tutto me stesso in quello che ho cominciato a fare. Mi sono legato alle cose reali, incazzandomi e cercando di essere quello che sono con i giocatori senza giri di parole, ma guardandoli diritto negli occhi, affrontando i problemi senza nascondermi. Ho sempre pensato che se fossi riuscito ad entrare nei loro cuori sarebbero stati delle persone migliori. Ci sono riuscito non facendo il simpatico, ma essendo sempre quello che sono, anche a costo di dare fastidio quando sbagliavano a fare le cose e non giustificavo i loro sbagli. Volevo farli allenare con il cuore. Ci sono riuscito perché ho una grande fede e quando sono arrivato ve l’avevo detto. Nei momenti più difficili, sapevo che avremmo raddrizzato la situazione, perché vedevo che i ragazzi prendevano coscienza di quello che gli dicevo. Il segno del destino è perché credo in queste cose, altrimenti non si riuscirebbe a vivere queste gratificazioni come le sto vivendo io in questo momento.”