Il busto di Giovanni Falcone torna a casa. E’ stato restaurato e restituito alla scuola del quartiere San Filippo Neri che porta il suo nome. Il busto marmoreo era stato vittima di atti vandalici nel luglio scorso, prima della commemorazione di Paolo Borsellino. Ora il busto viene restituito alla collettività e ai bambini dello Zen soprattutto. Il busto è stato posizionato all’interno della scuola, al piano terra e non più nell’area esterna sotto il mirino di altri possibili atti vandalici. “Questo busto per noi non è solo un pezzo di marmo – ha detto la  dirigente scolastica dell’istituto Falcone, Daniela Lo Verde – E’ molto di più, è l’esempio sempre accanto a noi di un grande uomo che ha dato la sua vita perché questa terra diventasse migliore”. Presenti alla cerimonia il prefetto Antonella De Miro, il comandante provinciale dei carabinieri Antonio Di Stasio, il comandante della Guardia di Finanza Giancarlo Trotta, il sindaco Leoluca Orlando, Maria Falcone sorella del magistrato ucciso, padre Miguel Pertini parroco della chiesa del quartiere e il questore Renato Cortese. “Siamo contenti di poter restituire alla collettività e alla scuola il busto restaurato di Giovanni Falcone – dice il questore Cortese – Le istituzioni devono rispondere con i fatti. Una cerimonia quella di oggi ricca di contenuti perché a questo restauro hanno collaborato tutti, la Polizia di Stato, la società civile, il commissariato San Lorenzo che ha messo a disposizione gli uffici dove poter lavorare e recuperare il busto. Credo sia questo il significato forte. Le istituzioni con i fatti contrastano la mafia e rispondono ad essa con dei chiari messaggi, come quello di restituire il busto alla comunità, allo Zen e alla città”. Il ritorno del busto di Giovanni Falcone difatti è frutto di una collaborazione tra istituzioni e società civile. L’idea di restaurare il busto è stata dell’associazione nazionale Polizia di Stato e l’opera è stata realizzata da quattro ragazzi restauratori della facoltà di “Conservazione e restauro dei beni culturali” presso il dipartimento di Fisica e Chimica dell’Università di Palermo. Gianluca e Jessica Di Paola, Martina Palermo e Giuseppe Contigua, sono loro i quattro ragazzi che hanno offerto gratuitamente il loro lavoro e riportato alla luce la scultura marmorea di Giovanni Falcone. A questi volenterosi ragazzi sono state consegnate, durante la cerimonia, delle targhe di riconoscimento per il lavoro svolto. “La strategia criminale della mafia degli anni ’70, ’80 e ‘90 se ne va con Totò Riina – sottolinea il sindaco Leoluca Orlando – C’è sempre il rischio che possa riorganizzarsi ma la reazione dei cittadini sta delineando un profondo cambiamento nella città. Ad un gesto vandalico la città dà la sua risposta ripristinando il busto che ricorda Giovanni Falcone nello stesso luogo da dove è stato tolto”. Parole più dure e forti invece sono quelle di Maria Falcone ricordando la morte di Totò Riina: “Non gioisco per la sua morte – dice – perché ho imparato in famiglia a rispettare la dignità di ogni uomo. E questo rispetto Totò Riina l’ha avuto anche dallo Stato. Ma la famiglia in questo momento dovrebbe riflettere su cosa è stato Totò Riina anche per loro quando c’è un figlio all’ergastolo, la vita di un giovane rovinata per sempre. Quanto ad oggi, è bellissimo essere qui oggi, quasi per uno scherzo del destino, perché era già da tempo stabilito che oggi fosse riposizionato il busto di Giovanni nella scuola dello Zen. Quando avvenne il fattaccio tutti dicevano che a Palermo non era cambiato nulla. Non è così. La legalità vincerà sempre. “Giovanni è stato ucciso ma non sconfitto. Totò Riina si”.

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