Una conferenza fiume quella di Silvio Baldini oggi al Barbera al termine di un finale strepitoso di stagione, vinto meritatamente ai play off dal suo Palermo. L’emozione era palpabile nell’aria, tangibile sia nelle domande dei giornalisti, che nel silenzio quasi religioso con il quale si ascoltavano le risposte del tecnico rosanero.

Sempre sorridente, disponibile e pronto alla battuta, Baldini ha stupito tutti per la sua umiltà, che più di ogni altra cosa colpisce ed affascina chi lo ascolta. Perché con lui non si parla mai solo di calcio, ma anche e soprattutto di vita vera e di quei valori autentici che il mondo sembra aver dimenticato. Anche oggi Silvio Baldini ci ha ricordato che raggiungere un sogno, realizzare la speranza di un popolo intero, sovvertendo ogni pronostico, lottando contro tutto e tutti è possibile. Bisogna solo aver fede e crederci sempre senza mollare mai, neppure di un centimetro.

Baldini è un uomo senza fronzoli, una persona schietta, vera e diretta. Non le manda a dire a chi, a suo avviso, agisce in malafede. Detesta le bugie, i sotterfugi ed il mondo del calcio fatto di ipocrisie e falsità. Durante la sua carriera è rimasto fermo, senza lavorare per diversi anni. Non c’era quell’emozione nel fare le cose che avrebbe voluto fare. Ed allora meglio fermarsi, ha raccontato. Senza mai dimenticare Palermo e quell’esonero che 18 anni fa gli aveva impedito di regalare una gioia al popolo rosanero. Il destino ha deciso per lui, ed eccolo tornare diciotto anni dopo per giocarsi una seconda opportunità, senza porsi domande, senza chiedere nulla, senza avanzare pretese. Forte del suo sogno e della sua voglia di chiudere un discorso rimasto a metà. Con la voglia di insegnare ai suoi ragazzi la cultura del lavoro.

Perché i sogni da soli non bastano, occorre impegno, fatica e costanza, anche quando tutto sembra che vada male e il tuo sogno sembra sfuggire dalle tue mani. È quello l’attimo nel quale bisogna insistere di più, con forza, tenacia e fede. La fede! Che per Baldini non è andare in Chiesa tutti i giorni o al santuario di Santa Rosalia.
Dio – ha spiegato – potrebbe essere anche qua con me, ora; lo posso trovare in qualsiasi posto. A volte ho bisogno di stare da solo, o di andare al mare o in montagna e sentire il vento”.

Ed è questo che ha insegnato ai suoi ragazzi: ad avvicinarsi a Dio con il campo, con gli allenamenti. Lavorando con amore e non per vedere se poi la domenica si gioca titolare oppure no. Per cercare di migliorarsi. Gara dopo gara, i giocatori rosanero lo hanno imparato. Ieri nella partita più importante del campionato, e forse della loro vita, per il Padova non c’è stato nulla da fare. E’ stata la migliore prestazione di tutta la stagione, hanno impedito agli avversari di ragionare ed alla fine hanno regalato agli oltre 35.000 spettatori del Barbera ed a tutto il popolo rosanero una vittoria che vale la promozione in serie B.

Ma prima di arrivare a questa consapevolezza, le difficoltà da superare sono state tante. Il pareggio con il Potenza, il 20 marzo scorso, è stato il punto più basso del campionato, ma anche l’inizio di un’alba radiosa per il Palermo. Sotto di due gol la squadra rosanero aveva rischiato anche la terza rete. Il pari in extremis non aveva rasserenato Baldini che in conferenza stampa non le mandò a dire a quei giocatori che a suoi occhi non si impegnavano come avrebbero dovuto:
“Bisogna assumersi la responsabilità di quello che si fa – urlò durante la conferenza post gara – io lo faccio, c’è gente che questa maglia non la merita. Il Palermo può perdere ma voglio che lo faccia a testa alta. Ci sono tanti ragazzi che non giocano e si sentono penalizzati. Ho detto loro che la figura dei pagliacci non la dobbiamo fare. I giocatori possono diventare più forti solo se capiscono che cosa significa indossare questa maglia. Devono tirare fuori gli attributi, se hanno i musi lunghi non si devono allenare. Chi si sente una riserva deve stare fuori e prendiamo uno dalla Beretti. Io voglio andare in B con il Palermo”.

O si muore tutti o si risorge, fu questo il pensiero unanime dopo quella tremenda sfuriata. Ma qualcosa, invece, aveva toccato profondamente il cuore dei giocatori rosanero. Da quel preciso momento tutto cambiò, ciò che era impossibile divenne possibile, ciò che era utopia divenne sogno, ciò che era irraggiungibile divenne raggiungibile, ma soprattutto un insieme di giocatori cominciò a diventare una squadra.
Merito anche di Mauro Nardini, più che un secondo, un amico vero per Baldini, di quelli che non tradiscono mai.
“Mauro è una persona speciale – conferma Baldini – prima delle partite lo mando sempre a parlare coi giocatori. Non è un secondo che mette i cinesini. Mauro porta passione, non si nasconde, non ha veti, non ha filtri. Si spoglia, balla. In allenamento incita i giocatori con la sua voce potente da tenore. Non si arrende, non molla. Tempo fa, mi aveva detto che aveva perso la sua mamma un 12 giugno per un infarto. Non era anziana, aveva 70 anni.  Questa data per lui è molto importante ed io sapevo che sarebbe coincisa con la nostra vittoria. Non potevo non dare spazio ad una persona del genere. Per me è un fratello. Sono orgoglioso di averlo come amico, perché su di lui ci si può contare sempre. Non farà mai il furbo nel tradire come a volte succede in certi rapporti che ci sono tra colleghi.”

Il pareggio di Potenza segnò l’iniziò una risalita, tra stupore e scetticismo, ma i semi dell’entusiasmo cominciavano a germogliare. Alla fine della regular season il terzo posto sembrava già un miracolo, ma la corsa all’impresa più incredibile, coinvolgente, trascinante ed emozionante di sempre era appena iniziata. Avversari eliminati come birilli e numeri da record accompagnati dalla gioia incontenibile di una tifoseria che dopo anni di amarezze, lacrime e delusioni stava imparando di nuovo a sognare in grande, ritrovando radici ed ali, come aveva promesso tre anni prima il presidente Mirri, che dopo il fallimento dell’US. Città di Palermo aver fatto risorgere il Palermo calcio ripartendo dalla serie D.

Il 12 giugno 2022 resterà per sempre nella storia rosanero come una delle pagine più belle e più avvincenti che siano mai state scritte. Perché nessuno credeva che un sogno così difficile potesse davvero realizzarsi.

Solo un pazzo sognatore come Silvio Baldini non ha mai dubitato di poter regalare ad una città martoriata da mille problemi un sogno bellissimo ed un finale travolgente che resterà nella leggenda rosanero. Questa promozione così bella, perché inaspettata, e così fortemente voluta dal tecnico del Palermo contro tutto e tutti, resterà indelebile nel cuore di tutti i tifosi palermitani sparsi nel mondo, che domenica sera hanno ritrovato l’orgoglio, la fierezza e la felicità di essere uniti come un’anima sola.

Questa conferenza stampa di fine stagione abbiamo voluto raccontarla così. Per celebrare un uomo che ha risvegliato nei nostri cuori un’emozione vera, calda e tenera come la carezza di una mamma sul viso del suo bambino. Un uomo che ci ha fatto sognare, tremare, piangere di gioia ed abbracciarci ebbri di felicità.

Baldini ci ha fatto vivere una favola, un sogno meraviglioso, qualcosa di straordinariamente impossibile trascinandoci in una avventura travolgente. La sua grandezza, unita alla sua umiltà è così disarmante che nessuna parola al mondo può esprimere pienamente il nostro affetto, il nostro profondo rispetto e la nostra immensa stima nei suoi confronti.

Grazie Silvio Baldini!