(di Lucia Nativo)

Nell’incantevole scenario del Castello di Donnafugata (Ragusa), è stato portato in scena ieri sera lo spettacolo “La luna nel parco”, scritto e diretto da Cristina Gennaro, a cura degli Allievi della compagnia teatrale “Bottega dell’Attore” di Germano Martorana, in particolare Alice Di Caro, Nicoletta Schembari, Mariella Noto, Andrea Stracquadaini, Ciccio Firullo, Giovanni Migliorisi, Gabriele Vizzini.

Una commedia dell’Arte, in una location mozzafiato come il giardino del Castello, in cui ogni Allievo ha interpretato magistralmente un personaggio storico che ha realmente vissuto al Castello di Donnafugata, narrando gli intrighi e i segreti che sono rimasti sopiti nei secoli, raccontando la vera storia del nome del castello, che si discosta dalla leggenda.

La leggenda narra della regina Bianca di Navarra imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e soprattutto al titolo di re. Si tratta di una vicenda smentita dalla stessa storia, in quanto Bianca di Navarra è vissuta nel Quattrocento, mentre il Castello è stato costruito intorno al Settecento.

In realtà, il nome “Donnafugata” deriva da un termine arabo, che letteralmente significa “Fonte della Salute”.

“Si tratta di una commedia d’Arte particolare – ha affermato la regista Cristina Gennaro. Il tutto ruota intorno al nome del Castello, che potrebbe portare a varie interpretazioni. Fonte della Salute è quella più plausibile, anche perché qui vicino vi sono tante contrade contrassegnate da tante fonti d’acqua. Come in ogni leggenda che si rispetti, c’è sempre una principessa rinchiusa in una torre, ma in realtà non c’è nessuna donna che fugge. La storia ha voluto legare la fuga ad una donna effettivamente vissuta nel castello, ovvero Clementina Paternò Arezzo. L’idea di questo spettacolo è partita dalle visite guidate e teatralizzate, all’interno del castello, e l’intento principale è stato quello di dare delle informazioni veritiere sulla storia del castello ma anche sulla bellezza del luogo. Ho voluto che lo spettacolo avesse come ambientazione il parco per dargli una chiave bucolica, e richiamare le foglie, le atmosfere tipiche del castello, in cui nei secoli passati si sono caricate di segreti e intrighi”.

Lucia Nativo