L’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia speciale dell’ONU per la salute, ha stilato le linee guida per l’attività fisica, documento che elenca le politiche generali ed i comportamenti individuali che dovrebbero spingere gli europei a muoversi di più, vista la poca attività fisica che viene svolta con costanza. Il compito è quello di ottenere una riduzione relativa del 10% della prevalenza dell’insufficiente attività fisica entro il 2025 costituisce uno dei nove obiettivi a livello mondiale. Ottenere una riduzione relativa del 25% della mortalità precoce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche. Ottenere una riduzione relativa del 25% della prevalenza dell’ipertensione. Fermare l’aumento del diabete e dell’obesità, che ogni anno ha dati attualmente davvero poco incoraggianti. La mancanza di movimento è uno dei principali fattori di rischio per la salute.

Ogni anno, infatti, in tutta Europa si verificano un milione di decessi (il 10% circa del totale) causati proprio dalla mancanza di attività fisica. Si stima che all’inattività fisica siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon. Inoltre, molti Paesi hanno visto le percentuali relative al numero di persone sovrappeso ed obese aumentare negli ultimi decenni. I dati sono allarmanti: in 46 Paesi (l’87% dell’Europa), oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi, ed in diversi casi si arriva addirittura a sfiorare il 70% della popolazione adulta. Gli italiani sono tra i più sedentari, con il 60% che dichiara di non fare mai sport o attività fisica regolare, contro una media europea del 42% ed un primato, quello della Svezia, che si ferma al 9%.

Preoccupa soprattutto la mancanza di attività fisica da parte dei giovani. Infatti solo il 34% degli adolescenti europei di età compresa tra 13 e 15 anni è fisicamente attivo, e questo contribuisce naturalmente all’aumento dei bambini sovrappeso ed obesi in Europa, soprattutto tra le fasce socio-economiche più deboli. In alcuni Paesi europei quasi il 50% dei bambini di otto anni di età sono sovrappeso e oltre il 25% è obeso, mentre in quasi tutti i livelli di attività fisica praticata iniziano a calare significativamente tra gli 11 ed i 15 anni di età, soprattutto tra le ragazze.

L’educazione fisica, per il nostro sistema scolastico, è quasi un oggetto misterioso. Soprattutto ai livelli inferiori (scuole elementari su tutte), quelli fondamentali nella crescita dei ragazzi, perché è qui che si gettano le basi per lo sviluppo sia del corpo che della mente. Eppure si fa poco o nulla per potenziare la presenza della ginnastica a scuola. La nostra è una delle pochissime nazioni dell’Unione europea che, pur avendo indicato l’educazione fisica come materia obbligatoria, nelle scuole primarie ha consentito la completa flessibilità di orario. Vuol dire che gli insegnanti hanno facoltà di far svolgere attività fisiche ai bambini quando e come credono. Solo per fare un paragone: in Irlanda l’orario medio minimo annuo raccomandato per le scuole primarie si attesta attorno alle 37 ore, in Francia si arriva a più di 100 (occupando circa il 10% della didattica). Una materia che, dunque, assume pari dignità rispetto a tutte le altre. Ma il problema non è solo di quantità. È anche di metodo. In Italia non ci sono linee guida precise che un insegnante deve seguire. L’ora di educazione fisica assomiglia più a una scampagnata che a un momento di sforzo ed esercizio vero e proprio. Altrove, invece, ci sono attività precise indicate come obbligatorie per i ragazzi.

L‘inattività non solo ha un pesante impatto negativo in forma di costi diretti per il sistema sanitario, ma ha anche un elevato costo indiretto in termini di aumento dei congedi per malattia, delle inabilità al lavoro e delle morti precoci, di circa 910 milioni di euro l’anno, questo basato su popolazioni formate da 10 milioni di abitanti. L’OMS raccomanda agli adulti, anziani compresi, di praticare almeno 150 minuti a settimana di attività fisica a intensità moderata, anche per intervalli di tempo brevi. Bambini e giovani, invece, dovrebbero praticare un totale di almeno 60 minuti al giorno di attività fisica, da moderata a intensa. Questo riguarda non solo le persone, ma anche le città, che devono essere in grado di: “Promuovere la buona salute per tutti e per tutte le fasce di età attraverso la cultura del movimento, secondo le abilità di ciascuno”.

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