Hanno gli occhi grandi e pieni di speranze. Recitano, si abbracciano, si incitano l’uno con l’altro, si sforzano di parlare in italiano e ce la mettono tutta per ricordare le loro parti nello spettacolo. Sono i ragazzi migranti, minori non accompagnati, che hanno attraversato il mare e raggiunto il nostro Paese per scappare dalla miseria e dalla guerra delle loro case e oggi provetti attori, protagonisti dell’evento teatrale-culturale itinerante, facente parte del progetto internazionale “Stories in Transit/Storie in transito” che si è concluso ieri mattina all’Orto Botanico. Lo spettacolo che i ragazzi del CPIA Palermo1 hanno messo in scena è stato tratto dall’epopea di Gilgamesh che affronta i temi dell’ingiustizia, del viaggio e dell’amicizia. Uno spettacolo itinerante perché dall’Orto Botanico a piazza Marina, si è spostato al giardino dell’istituto Ferrara a piazza Magione e poi al Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, dove lo spettacolo è stato replicato, dinanzi a tanti spettatori e curiosi. Con maschere colorate fatte di cartone e cartapesta e con altri oggetti di scena, i giovani attori si sono esibiti prima tra i viali dell’Orto Botanico e poi per strada, raggiungendo le altre sedi dello spettacolo. Il gruppo, composto da circa 50 persone tra ragazzi, animatori ed operatori, ha visto la partecipazione di adulti e bambini, che si sono aggregati agli attori lungo la strada. Un segno vero, tangibile di compartecipazione e integrazione che ha visto palermitani e ragazzi stranieri lavorare insieme e condividere momenti di impegno e di divertimento. E con loro anche docenti di università americani ed europei. Un miscuglio di lingue ed esperienze dove tutti si capiscono e collaborano tra loro. Il progetto è stato organizzato dalla scrittrice e studiosa di fama internazionale Marina Warner del Birkbeck College, Università di Londra e All Souls College ad Oxford e dalla professoressa Valentina Castagna del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo, in collaborazione con il Metabolic Studio degli Stati Uniti, l’International Institute for Environment and development della Gran Bretagna e il CPIA Palermo 1, diretto dalla professoressa Giuseppina Sorce. “Stiamo rappresentando scene di quest’opera mitologica molto antica, forse la più antica del mondo – spiega Marina Warner – che racconta i temi della morte, del viaggio, del mare, della perdita degli amici, degli amori perduti, tutti temi attualissimi che questi ragazzi hanno vissuto sulla loro pelle. E’ una storia che può adattarsi ai nostri giorni. Vogliamo spiegare a questi ragazzi che si può resistere con l’immaginazione e la realtà può essere trasformata da una mente creativa”. E tra gli attori spicca il sorriso di Magassouba, proveniente dalla Guinea e a Palermo da un anno e otto mesi. Ha le idee chiare, nella vita vuole fare l’attore e il mediatore culturale per aiutare chi, come lui, arriva da Paesi stranieri e ha bisogno di farsi capire. Spera di poter studiare per realizzare il suo sogno. Jaja è più timido, è in città solo da otto mesi. Arriva dal Mali e dice che sta recitando per la prima volta, non ha mai visto uno spettacolo teatrale e sta imparando adesso. Sta un pò in disparte e osserva la scena, di cui dopo qualche minuto lui farà parte. “Io so solo giocare a pallone – dice nel suo italiano un pò incerto ma comprensibile – e il mio sogno è diventare un famoso calciatore. Qui mi trovo bene e sto conoscendo tanti amici e imparando cose nuove”. Buba, che appare essere tra i più giovani, dimostra al massimo 14 anni, è arrivato dal Gambia e ripassa con gli animatori del laboratorio la sua parte. Anche lui è bravo a giocare a calcio e spera di poter far parte un giorno di una squadra. Abdau invece è arrivato sette mesi fa dal Senegal e la sua priorità al momento è imparare meglio possibile la lingua italiana. “Prima di pensare ad un lavoro e ad una professione – dice – devo imparare a parlare bene l’italiano. Qui mi trattano bene e ho conosciuto belle persone”. Sono tutti sorridenti i ragazzi arrivati dal mare. Hanno messo da parte i brutti ricordi e le paure vissute. Nonostante il dolore di aver perso la propria famiglia e la paura di essere in un luogo dove tutti parlano una lingua diversa dalla loro, dove vi sono regole e leggi che ancora non conoscono e persone mai viste prima, è travolgente l’entusiasmo che hanno in corpo e i sogni grandi che hanno nel cuore. A fine spettacolo, i ragazzi si abbracciano e festeggiano soddisfatti del risultato. Questa volta hanno vinto. Sopra di loro splende un sole tiepido e piacevole. Non c’è più il mare nero, non più la disperazione, la paura di morire, la fame che attanaglia lo stomaco e il pianto perché è andato via qualcuno che si amava. C’è la consapevolezza di avercela fatta e di avere davanti un futuro e la possibilità finalmente di essere felici.

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